del Prof. Furiosi
In codesto articolo, mi diviso e lusingo d’esser d’ausilio al governo del mio amato paese, nella speme che abbandoni il liberticida autoritarismo fin ora impiegato, cominciando davvero a rifarsi a criteri logico-scientifici. Come è comprensibile che s’interpellino clinici o microbiologi per la cura del virus, così sarebbe ad esempio opportuno che la comunicazione volta a persuader i cittadini a vaccinarsi o le valutazioni sul mantenimento del distanziamento sociale e sull’adozione del green pass, non fossero affidate a virologi ed infettivologi, giacché gli studi sui virus o le infezioni non esplicano ed enucleano certo la complessità della natura umana, né tanto meno i processi intrapsichici, le dinamiche interpersonali od i potenziali comportamenti violenti e sovversivi. Sarebbe invece d’uopo affidarsi alla maggior competenza di scienziati che studiano la mente, il cervello, il comportamento umano, la società, la comunicazione, le relazioni inter ed intra-gruppali e le risposte d’aggressività.
Orbene, s’è il comportamento dei cittadini che il governo si propone di comprender, è d’uopo anzitutto chiedersi se la natura umana sia sociale, pacifica ed altruista, o individualista, bellicosa ed egoista, e se ciò sia riconducibile ed imputabile al pool genico o alla pressione ed ai condizionamenti ambientali sulla struttura personologica ed identitaria. Codesto, è un quesito millenario e controverso che ha fascinato, coinvolto, diviso ed alimentato il dibattito politico per millenni, contribuendo altresì alla genesi, allo sviluppo ed alla propalazione delle maggiori ideologie politiche della storia.
Ad eccezione però delle specie “eusociali” come le formiche, le api o le termiti che evidenziano comportamenti interamente codificati nel genoma della specie e pertanto predeterminati a prescinder dalle variabili ambientali, tra le altre specie il confine tra l’altruismo e l’egoismo, la cooperazione ed il conflitto appaion assai labili, precari ed opachi. Quanto all’uomo, è senza dubbio la specie i cui comportamenti son meno geneticamente predeterminati.
Che vi sia infatti una continuità tra l’uomo e gli altri primati è una tematica che trova d’accordo gran parte dei naturalisti. È quali siano queste predisposizioni e come si manifestino, che invece divide il fronte degli studiosi.
Più propriamente, il fronte dei ricercatori si divide essenzialmente in due, quello di una predisposizione alla dominanza ed all’egoismo e quello di una predisposizione all’altruismo ed alla bontà.
Negli ultimi trent’anni però, l’osservazione sul campo di etologi e primatologi ha consentito di raccoglier una pluralità di dati, dai quali si evince che tanto nei comportamenti d’aggressività, quanto nelle manifestazioni altruistiche e cooperative, scimpanzé ed umani rivelano numerose somiglianze ed analogie. Ad esempio, gli scimpanzé proprio come noi uccidono e torturano tanto individui d’altre specie, quanto i conspecifici e financo i membri del proprio gruppo e non lo fanno come erroneamente si credeva in passato solo per nutrirsi ed accoppiarsi, ma anche per sovvertir o difender la gerarchia del gruppo o per il possesso di beni o risorse. Son tuttavia numerosi anche i dati che evidenzian comportamenti cooperanti ad esempio per la caccia di piccoli mammiferi tanto tra gli scimpanzé , quanto tra i bonobo ed i cebi cappuccini.
Codesta ambivalenza dei primati è rinvergabile anche negli umani che appaion capaci tanto di solidarietà e cooperazione, quanto di egoismo ed ineffabile aggressività. Così, abilità cognitivo-comportamentali che un tempo ritenevamo esser tipiche ed esclusive dell’intelligenza machiavellica dell’uomo, come ad esempio lo sfruttamento razionale delle risorse relazionali, l’egoismo ragionato, l’altruismo calcolato e l’ambizione progettuale son caratteristiche che sappiamo ormai appartener anche ai primati.
Sovente e da più fonti si è però associato il comportamento mite degli uomini a quello degli animali domestici, proprio in virtù della loro scarsa propensione allo scontro rispetto agli animali selvatici. Tuttavia, l’uomo è anche capace di un’inaudibile ed efferata violenza. Ad una più attenta analisi, l’uomo infatti evidenzia una scarsa aggressività reattiva, ma una marcata aggressività proattiva.
Più specificamente, potremmo definir l’aggressività reattiva, come una risposta impulsiva di rabbia in cui il soggetto perde il controllo a seguito di una provocazione, di un’offesa o di una minaccia. L’aggressività reattiva, evidenzia altresì differenze intraspecifiche, inter-specifiche e di genere, giacché a cagione della maggior concentrazione di testosterone è ovviamente più marcata tra i maschi. In numerose specie infatti i maschi si trovano a combatter per il potere e per il diritto ad accoppiarsi. L’aggressività proattiva, può esser invece definita come premeditata, strumentale ed a freddo.
Tornando alla criticità della situazione presente, come ho già esplicato – seppur fugacemente – in un precedente articolo “Può il buon governo prescinder dalla conoscenza della natura umana?” le molteplici e sconsiderate frasi di sprezzo e disgusto di infettivologi, microbiologi, media e politici nei confronti dei non vaccinati hanno evidenziato l’assenza delle più elementari conoscenze sulla natura umana, giacché hanno da un lato compattato un gruppo in origine diviso ed eterogeneo, e dall’altro hanno finito col trasformar i dubbi, le perplessità e le paure degli indecisi, in fermi e risoluti sentimenti di astio, risentimento ed ostilità. Faccio altresì notar che i protratti stati d’isolamento, associati ad una comunicazione mediatico-politica allarmistica ed a ripetute restrizioni e limitazioni della libertà, posson aver cagionato non solo atrofie corticali in regioni preposte alla memoria, all’apprendimento ed alla dimensione spaziale, ma posson aver altresì prodotto una modificazione della morfologia neurale implicata nelle risposte d’allerta, abbassando così la soglia di percezione delle minacce, rendendo di conseguenza i soggetti instabili, intolleranti, aggressivi, iper-reattivi e pertanto più pericolosi.
Alla luce dei summenzionati fattori ed in virtù e ragione dei miei pluridisciplinari studi sulla mente, sul cervello, sul comportamento in genere e sulle dinamiche d’attaccamento, gregarismo e dominanza in particolare, mi permetto d’invitar novamente il governo a non sottovalutar i rischi di sollevazione e sedizione, giacché son tutt’altro che marginali e trascurabili.