Di Gabriele Furiosi
Col presente articolo, mi diviso e lusingo di stimolar una riflessione sul ruolo assunto dall’informazione, dalla diffusione delle notizie false e dai complotti nella percezione che i cittadini hanno della realtà. Al fine d’esplicitar la rilevanza delle succitate tematiche, è d’uopo e sufficiente rammentar che nessun governo, sia esso monarchico, oligarchico o democratico potrà reggersi senza il favore ed il consenso popolare. Ne discende che il potere sociale, sotteso come la capacità d’influenzare ed orientare il sentimento, il pensiero od il comportamento altrui, sia la più importante ed imprescindibile forma di potere. Meravigliarci pertanto che le notizie vengano manipolate, artatamente create o che si ordiscano complotti, presuppone ignorar anchei più elementari rudimenti della natura umana. Non a caso, tanto la psicologia sociale quanto la sociologia, considerano infatti il potere sociale e le strategie ingannatorie come imprescindibili tratti adattivi e costitutivi della natura umana, capaci di permear e condizionar qualsivoglia relazione interpersonale e gerarchico-gruppale. Qualsivoglia sia il contesto sociale nel quale si trovino ad interagire, gli individui, che ne siano consapevoli o meno, cercheranno sempre di promuover un immagine di loro stessi funzionale al fine ed all’interesse che intendon perseguire. Menzogne, depistaggi e complotti son esistiti in ogni tempo. A tal riguardo, mi sovvien una mirifica frase di Winston Churchill “la verità è così preziosa che bisogna proteggerla sempre con una cortina di bugie.” Cionondimeno, sempre più di frequente m’imbatto in articoli o servizi giornalistici che descrivon i complotti come fossero fole, eventi irreali, presenti solo nella mente di soggetti incolti e disturbati, in preda a deliri e manifestazioni allucinatorie. L’intento patente e non affatto celato, par esser quello di condizionar psicologicamente le masse screditando chiunque palesi il proprio scetticismo, perplessità o dissenso rispetto alle misure governative attraverso l’impiego di categorie linguistiche sprezzanti. Studi con l’elettroencefalogramma (EEG) sui potenziali-evento-relati (ERP), ovvero sulle modificazioni dell’attività elettrica cerebrale in soggetti sottoposti a processi di categorizzazione ne hanno infatti evidenziato la natura automatica. In altre parole, categorie come ad esempio complottisti, sovranisti o fake news, tendon a fungere da assunti cognitivi e vengono processati dal cervello automaticamente eludendo ed interdicendo così le attività cognitivo-analitiche superiori. È d’uopo altresì rammentar che il processo di categorizzazione è tra i principali strumenti cognitivi di organizzazione esperienziale e svolge in ispecial modo in condizioni emergenziali, un’imprescindibile funzione adattiva, consentendo al cervello di processar un’ingente quantità d’informazioni sensoriali accorpandole in sistemi che presentino caratteristiche di similitudine ed assonanza. In altre parole, la categorizzazione è un processo d’esemplificazione e sintesi delle informative sensoriali in ingresso, nodale e funzionale alla prevedibilità degli eventi situazionali futuri ed in fieri. Cionondimeno, in virtù proprio dei suoi caratteri d’alacrità, esemplificazione ed automaticità è più soggetto a dar vita a costrutti cognitivi fallaci, disfunzionali e pregiudiziali (bias) ed è altresì subdolamente e surrettiziamente impiegato da quei media che conoscendone i meccanismi ne sfruttano il potenziale per condizionar psicologicamente le masse. Condizionamento, ch’è altresì favorito da un’informazione monolitica e dalla diffusa tendenza dei media al giudizio piuttosto che all’analisi, favorendo così nei cittadini tanto il “pregiudizio di conferma” ch’è un processo cognitivo che designa la tendenza degli individui a percepir selettivamente e pregiudizialmente gli eventi che confermino i propri convincimenti, quanto la formazione di strutture neurocognitive autonomiche, acritiche e giudicanti. Quanto a me, ciò che mi diviso e propongo, come ho nella premessa palesato, è di decondizionar mediante la sollecitazione di una riflessione e della conseguente attivazione delle facoltà cognitivo-analitiche, la fallace percezione sociale sui complotti e sulle fake news prodotta dalle mendaci e fuorvianti categorizzazioni mediatiche, che come dianzi succitato, elicitano invece meccanismi cognitivi di risposta automatica. A tal riguardo, mi corre anzitutto l’obbligo rammentar che da oltre un secolo, agenzie di stampa e mass media producono e propalano la loro narrazione degli eventi socio-politici, contribuendo così a foggiar ed orientar cognizioni, percezioni, credenze e comportamenti dei cittadini. La comunicazione infatti da fine dell’Ottocento ad oggi è stata meramente unipolare e verticale, ossia dai mass media alla popolazione. Con l’avvento di internet però, le informazioni hanno cominciato a circolare anche in modo orizzontale, ovvero dai cittadini verso altri cittadini. Processo, percepito tanto dai mass media, quanto da governi e plutocrazie che sovente ahimè li controllano, come una minaccia ai loro monopolistici strumenti di persuasione e condizionamento psicologico delle masse, tanto che si moltiplicano le iniziative di editori e soggetti istituzionali contro le fake news, persuasi evidentemente che i cittadini versino in un’inamovibile e sclerotica condizione di minorità, sottesa nell’accezione kantiana d’incapacità d’impiegar la propria intelligenza senza l’ausilio di altri, ed in virtù della quale debbano essere sollevati dall’intollerabile gravame della libertà. Ebbene, siete davvero sicuri che i complotti siano meramente deliri di soggetti paranoidi e che sia giusto ed auspicabile che mass media ed istituzioni sottraggano ai cittadini il diritto e la libertà d’espressione? È possibile che conosciate così poco la natura umana da non avvedervi che gli scenari d’incertezza ed emergenza vengan appositamente ed artatamente ingenerati dalle plutocrazie per accrescer la dipendenza ed il controllo sui cittadini? A tal riguardo, faccio presente che il meccanismo neurobiologico da cui discendon i comportamenti di gregarismo ed ubbidienza all’autorità, viene proprio elicitato da segnali d’incertezza, minaccia e pericolo. È d’uopo altresì rammentar che esattamente a 500 anni dall’editto della Dieta di Warms che dichiarava Lutero un fuorilegge che poteva esser ucciso da chiunque, per aver osato proclamar la libertà del laicato d’interpretar le Sacre scritture senza la mediazione del clero. “Non posso soffrire che s’impongano limiti o modi di interpretare la Scrittura, poiché la Parola di Dio, che insegna libertà, non deve né può essere captiva.” Parimenti oggi, con la diffusione di internet si ripropone l’annosa contesa che spinge governi e media a rivendicar l’esclusività ed il primato d’interpretar la realtà, definendo fake news e tacciando come complottiste tutte le voci non allineate, scettiche o dissidenti rispetto al pensiero unico dominante. Accuse, che sebbene vengano mosse in nome della verità
- di cui pretendono, non si comprende fra l’altro a quale titolo, d’esserne giudici e depositari – non son invero null’altro che rivendicazioni di potere.
Mi domando e chiedo dove sono quei grandi giornalisti che hanno fatto la storia, lottando e mettendo a repentaglio la loro stessa vita pur di difender la libertà d’espressione dei cittadini? E dove son quegli intellettuali che un tempo furono “l’alma dell’orbe” e che han foggiato per secoli le coscienze dei popoli, non con interpretazioni fallaci e mendaci della realtà, ma con la maieutica e la paideia. Mi lusingo che una breve rassegna sui complotti e sulla diffusione delle informazioni false nella storia recente, proprio ad opera di quei mass media che oggi pretendono di ergersi a censori e custodi della verità, possa evidenziar che le strategie ingannatorie son processi onnipresenti nella vita e nella politica di ogni giorno. Principierò la mia esposizione con l’operazione Fortitude, l’elaborato complotto in cui le Forze Alleate nella seconda guerra mondiale arrivarono a costruir finti aeroporti, aeroplani di cartapesta, carri armati, cannoni antiaerei e mezzi da sbarco gonfiabili per depistare i tedeschi ed ingannar Hitler. Volgerò ora invece lo sguardo alle guerre tenutesi negli ultimi trent’anni.Pensiamo alla guerra del 1991 in Iraq, la scintilla che legittimò l’invasione degli alleati fu il racconto di una quindicenne di nome Navirah tenuto nel 1990 al Congresso degli Stati Uniti durante la crisi irachena. La giovane raccontò che i soldati iracheni una volta occupato il Kuwait fecero irruzione nell’ospedale togliendo i neonati dalle incubatrici e lasciandoli sul pavimento a morire di freddo. La notizia fu data da tutti i maggiori media internazionali. Solo successivamente venne fuori che la ragazzina era la figlia dell’ambasciatore del Kuwait a Washington e che la sua falsa testimonianza era stata redatta dalla società di consulenza Hill&Knowlton. La guerra del 1992 in Jugoslavia invece, germinò dalla diffusione di immagini che ritraevano i campi di concentramento dei serbi, che più tardi si scoprì esser invece dei luoghi in cui si riunivano i prigionieri per esser scambiati proprio con i prigionieri serbi. La missione di pace delle nazioni Unite del 1993 in Somalia presentata col fine di pacificar l’area e di destituir il presidente Siad Barr ha di fatto prodotto una balcanizzazione dell’area che tutt’oggi perdura. Nel1999 si riaccese il conflitto in Jugoslavia. I serbi del presidente Milosevic vennero accusati di genocidio nei confronti degli albanesi del Kosovo, dando così inizio ai bombardamenti della coalizione internazionale. Successivamente, lo stesso portavoce della Nato Jamie Shea ammise l’infondatezza dell’accusa a Milosevic. Rammento altresì che la pulizia etnica ci fu davvero, ma fu perpetrato dall’UCK, un esercito di kosovari sostenuto proprio dalla Nato. Dopo l’undici settembre 2001, l’allora presidente degli Stati Uniti George Bush dichiarò guerra al terrorismo asserendo senza che di fatto vi fossero prove concrete, che il responsabile dell’attacco alle torri gemelle fosse Osama Bin Laden uno sceicco saudita con cui fra l’altro la sua famiglia intrattenne affari fino a ben due mesi dopo il famigerato attacco. Nel 2003, sempre George Bush guidò la coalizione internazionale nella guerra contro l’Iraq. Emblematico fu il discorso dell’allora segretario di Stato degli USA Colin Powell al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite che al fine di legittimar la guerra, mostrò provette, grafici e fotografie satellitari sostenendo che l’Iraq di Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa chimiche e batteriologiche che invero non possedeva affatto. Nel 2005 lo stesso Powell ammise che quel discorso era una macchia sulla sua carriera. Anche l’aggressione alla Libia del 2011 ad opera dell’organizzazione delle Nazioni Unite fu giustificata dalla menzogna che Gheddafi aveva bombardato addirittura con aerei da guerra i manifestanti. Per avvalorar codesta tesi fu mostrata una fossa comune, i cui cadaveri si scoprì invece esser stati riesumati da un cimitero e non appartener affatto ai manifestanti. Anche la guerra siriana risalente sempre al 2011, germina ed albeggia dalle accuse mosse al presidente Bashar al Assad dalla comunità internazionale, di far uso di sostanze chimiche contro la popolazione civile dissidente, ma invero le accuse non son mai state dimostrate. Lo stesso Assad, che solo alcuni mesi prima era stato definito dal presidente Giorgio Napolitano in visita a Damasco “un esempio di laicità e apertura”. Nel 2014 la guerra si spostò in Ucraina, con il solito ipocrita pretesto di voler esportar la democrazia. janukovich si macchiò poi dell’imperdonabile colpa di non firmare l’accordo con l’UE. Soggiungo altresì che la comunità internazionale, sovente prima di aggredir i succitati paesi non solo li ha sottoposti a sanzioni ed embargo così da impoverirli ulteriormente, ma ha addirittura finanziato e fomentato le opposizioni alla ribellione. Con questa breve rassegna, intendo evidenziar non solo che i complotti non siano eventi rari né tantomeno il prodotto della fantasia d’individui paranoici e deliranti, ma siano invece una prassi abituale e consolidata, frutto di menzogne sapientemente orchestrate da esperti e consulenti governativi e veicolate attraverso i principali canali d’informazione al fine di legittimar agli occhi di ignari cittadini quello che invero null’altro son che politiche di potenza ed imperialismo. Tuttavia, il tema dei complotti in genere e delle strategie ingannatorie e di depistaggio in particolare, non posson esser certo liquidate frettolosamente limitandosi al mero giudizio morale e valoriale, giacché coinvolgon non solo la comunicazione e le relazioni interpersonali nel suo complesso, ma financo le strategie adattive, riproduttive, di dominanza e di sopravvivenza. In un momento storico in cui le plutocrazie con il pretesto di continui stati d’emergenza e attraverso una comunicazione allarmistica, impongono ed esortan i cittadini a barattar la libertà in nome di una ipotetica e vieppiù differita sicurezza che invero mai gli concederanno, giacché ciò finirebbe col ripristinar lo stato di diritto, riducendo di conseguenza il potere degli organismi sovranazionali che le plutocrazie hanno invece foggiato proprio per governar al di sopra ed al di fuori della democrazia. Democrazia, che mai come in questo periodo ha evidenziato tutti i suoi limiti e di non esser null’altro che la degradazione del liberalismo, l’imperio, l’egemonia della maggioranza sulle minoranze. Al contrario, il liberalismo non va meramente inteso come un indirizzo politico, ma piuttosto come uno stato dell’essere, come un abito morale, come il diritto di libertà, autodeterminazione ed autonomia dallo Stato concesso alle minoranze in virtù e ragione dell’ineffabile e pregevole filia e magnanimità della maggioranza. Come uomo di scienza non son interessato tanto al chi, quanto piuttosto al cosa, al come, al quando e soprattutto al perché. Nulla è più rivoluzionario del chiedersi il perché, giacché solo mettendo in discussione lo stato delle cose, creeremo le condizioni ed i presupposti per crear orizzonti e mondi nuovi e futuribili. Nell’era dei Big Data, si continua ad insegnar ai giovani a raccoglier ed a misurar dati, ma raccoglier i dati sebbene sia in parte necessario, è facile, difficile è decodificarli. In altre parole, conoscer è si importante, ma è il comprender ad esser essenziale in termini adattivi ed evolutivi. Soggiungo e concludo asserendo che la difficoltà a decrittar le notizie false, a prescinder da coloro che le veicolino, è in parte anche riconducibile al fatto che il nostro sistema nervoso non si è evoluto per veder la realtà, ma per crearla.Ne discende che siano i nostri assunti a far di noi ciò che siamo, pertanto metteteli in discussione, sempre ed a prescinder dalla fonte che li divulghi e propali.